Cosa ??? non ho capito bene …arrendersi mai !!!
Ci è stato insegnato che non possiamo permettercelo, è un segno di debolezza, si deve combattere e mai mollare…
Vero?
Se ti dicessi che È Ora di Abbandonare la lotta
Come ti fa sentire? Sollevato/a o nervoso/a ? abbandonare? Arrenditi sei pazza? Se lascio andare sarò totalmente fuori controllo!!
E poi che succede??
La domanda è “Questa parte di te che lotta si è rivelata efficace?”
Se da bambino/a sentivi di non poterti fidare delle figure adulte e ora pensi di essere solo/a e di dover gestire tutto da solo/a , non stupisce che ti senti pesante…i problemi invece di lasciarli andare via ..così li tratteniamo..
Il nostro Io non è così forte da accettare il fallimento in una cultura tutta protesa verso il successo e la riuscita. Questo atteggiamento di non abbandono, di costrizione per il corpo nel sopportare situazioni pesanti si traduce in stress.
Occorre superare l’ansia del cadere per poter gioire, il permetterci di sentirci vulnerabili e liberi.
Se a livello inconscio non ci piace una parte di noi, temiamo il rifiuto degli altri, nel momento in cui ho piena accettazione di me, si dissolve la paura e divento libero/a.
Se nell’infanzia ho appreso, che chiedere aiuto è segno di debolezza, svilupperò un’immagine per la quale occorre cavarsela da soli e se si tradisce questa immagine ci si sentirà umiliati e frustati, per cui occorre farcela a tutti i costi nascondendo la paura di non essere all’altezza e mi corazzerò di tutto punto.
Per chi ha studiato le tipologie della bionergetica, saprà già che :
- Per lo schizoide cerca di “ tenersi insieme” perché se dovesse cadere, la sua paura sarebbe di andare a pezzi
- Per l’orale: per lui cadere vorrebbe dire generare l’ansia di essere solo
- Per il masochista: lasciarsi andare vorrebbe dire non essere più il bravo ragazzo e potrebbe perdere il controllo
- Per lo psicopatico: cadere riveste la paura di fallire
- Per il rigido: è l’orgoglio di perdere la faccia.
Per tutti cadere equivale alla “resa”, alla rinuncia degli schemi di controllo, e la paura di non riuscire poi a rialzarsi.
Non si può vivere senza sbagliare, fraintendere, dimenticare, tutto questo oggi viene definito come qualcosa da eliminare.
La scarsa capacità di accettare l’errore deriva da modelli culturali radicati nel nostro DNA, siamo condizionati dalla figura dell’eroe perfetto e quando sbagliato tendiamo a sentirci inadeguati, ecco che, per proteggerci mentiamo a noi stessi prima ancora che agli altri.
“ Gli errori sono opportunità per nuove scoperte”
Quando permettiamo a noi stessi di sbagliare ne otteniamo:
-stress
-vergogna
-rigidità
+flessibilità
+gioco
+leggerezza
+improvvisazione
+scoperta
+esplorazione
+autoironia
+perdono verso noi stessi e verso gli altri
+comprensione
+ libertà di uscire dagli schemi e convenzioni
+uscire dalle aspettative
E tanto altro ancora…il contrario di ciò che ci è stato insegnato
R. Blander ha dichiarato che le persone rimangono sorprese, quando lui parla dei suoi problemi senza “vergogna”, e che si vive un’esperienza di pace quando si accettano le proprie imperfezioni ed errori.
“Quando ti assumi la responsabilità delle scelte e delle esperienze che hai fatto il mondo non può usare il tuo passato contro di te”, ci guadagni la libertà dai vincoli dal passato.
“Quando ti vergogni di una cosa, il solo fatto di parlarne fa svanire la vergogna, perché la vergogna si alimenta con il segreto”
Spesso i problemi più grossi non sono il problema originario ma il problema che si ha con quel problema.
La chiave è l’ironia e l’umorismo quando ci ridiamo sopra il problema perde di consistenza.
Quando ammettiamo le nostre vulnerabilità ed errori, oltre a liberare noi stessi, permettiamo anche gli altri di fare lo stesso, e da questo livello di liberazione l’unico rischio è quello di incontrare veramente noi stessi nell’altro.